domenica 7 settembre 2008

LA CANTINA

Riprendiamo dopo le vacanze sulla scia delle rime che abbiamo lasciato: luoghi del passato... In queste rime troverete anche alcuni nomi del passato che vengono menzionati, sono tutti personaggi di Tessano che a volte sono importanti per la rima quindi non potevano essere non nominati...é un modo diverso di raccontare la "storia di Tessano", quella storia di "secondo piano" che tanti oramai non più ricordano e che i più anziani tramandavano nei loro racconti ai nipoti, così come ha fatto anche mio nonno con me...
DA QUESTO MESE LE RIME SARANNO A CADENZA MENSILE...
Un saluto ai lettori - Michele.

“La Cantina”

La cantina era il ritrovo del passato, da quasi tutti gli uomini era frequentato.
Tutti potevano entrare, non ti dovevi tesserare, la serata ci potevi passare.
Ma se non eri maggiorenne, non potevi entrare, non ti facevano passare.
La ricordo sempre a Pulsano, vicino al tabacchino di Tessano.
Se volevi un quarto di vino o avevi sete, entravi e trovavi il gestore Francesco Prete.
Era un uomo massiccio, alla Profenna abitava, alla mano destra due dita gli mancavan.
Il vino era buono, genuino, lo produceva il gestore Prete che era contadino.
Ogni pomeriggio a piedi arrivava, apriva la cantina, fino a tardi si giocava.
Quando portava il vino, due barili, con l’asinello, lo faceva assaggiare a questo e a quello.
L’asinello fuori lo legava, fino alla chiusura della cantina, e non ragliava.
Si giocava a briscola, a scopa e a tressette, qualcuno si “arrocciulava” le sigarette.
Il trinciato forte si usava e la cartina, tutte le sere si giocava alla cantina.
Di solito si giocava a due tavoli otto persone, tutti assieme facevano il “padrone”.
Ma di otto persone che il “padrone”si faceva, solo in pochi il vino si beveva.
Alla fine di ogni serata chi si ubriacava, chi con la gola secca se ne andava.
Mi ricordo le gridate, quando un giocatore sbagliava la giocata.
Ogni tanto qualcuno degli otto, si beccava qualche cazzotto.
Di solito questi erano sempre gli stessi, attacca brighe e fessi.
C’erano quelli che mai mancavano, Bisallo e Paglialunga sempre giocavano.
Tanti e tanti altri, i nomi non hanno importanza, non è per dimenticanza.
Dopo tanti anni il gestore è cambiato, mastro Gaetano Cirolia è subentrato.
Il Cirolia, diplomatico, ci sapeva fare, non voleva vedere la gente litigare.
Alla banda musicale lui era un clarinista, alla cantina un gestore pacifista.
Poi ha deciso di lasciare, lo ha fatto con piacere, perché con l’asino doveva lavorare.
Al suo posto Santo Brogno è arrivato, per tanti anni gestore lui è stato.
Al bancone tutti in fila c’erano: il litro, il mezzo litro e anche il quartino.
Il Brogno aveva l’abitudine di bere spesso un bicchiere di vino, ma piccolino.
Gli facevano buona compagnia, Bisallo,Paglialunga e ‘Ntoni u stuartu, non è una bugia.
Durante la gestione di Santo Brogno, c’era davvero un allegria,
se mancava il quarto uomo era lui che giocava in compagnia.
Per fare consumare assai vino, portava olive al forno, castagne e anche il lupino.
Antonio Miceli detto ‘Ntoni u stuartu u cacciature, purtava carne e gattu pè fritture.
E sacchette eranu sempre gonfiate, purtava mile, pire e castagne ’nfurnate.
Quannu vidia ca c’eranu gente ‘mbriacate, cacciava da sacchetta na cartata,
aspettava il momento adatto, dentro la cartata c’era a capu de nu gattu,
sentie le risate, accompagnate da tante miagolate.
Non sono fesserie, son tutte cose vere, ve lo ricorda Eugenio Ciardullo il Cantoniere.

Tessano : Maggio 2000