domenica 13 luglio 2008

IL DOPOLAVORO

“Il Dopolavoro”
Oltre ad un ricordo di un luogo del passato che si frequentava per svagare, in queste righe sono contenuti anche i ricordi di un epoca (quella del fascismo) nella quale tutti erano costretti a comportarsi in un certo modo...


Il dopolavoro era un ritrovo dell’operaio per svagare, dopo finito di lavorare.
Lo dice anche il nome che c’era stato dato, era il “ritrovo” del passato.
Un nome che dice tutto veramente, la sera incontravi amici e tanta gente.
In quel tempo in Italia c’era il fascismo che regnava, la camicia nera si usava.
Era un uso a cui tutti dovevano abituarsi, la camicia nera dovevano comprarsi.
Guai a te se parlavi male del fascismo, ma sotto sotto c’era anche il comunismo.
Comunque al dopolavoro ci passavi la serata, dopo aver lavorato una giornata.
Con gli amici ti facevi un bel tressette, fumando cinque o sei sigarette.
Allora il dopolavoro era a casa d’Albisano, gestore Dominik Gimigliano.
Dominik lo chiamavano gli amici, erano tempi belli, tutti sembravano felici.
Dopo aver giocato la partita, veniva il più bello, non era finita.
Si univano assieme otto persone, per fare il solito “padrone”.
Chi usciva “padrone” il vino comandava, c’era sempre qualcuno che si ubriacava.
Delle otto persone che insieme avevano giocato,c’era sempre qualcuno che a secco lo avevano lasciato.
E così il gioco si accaniva, sperando che all’altro giro lui ci riusciva.
Chi rimaneva a secco si voleva vendicare, fino a tardi continuavano a giocare.
E così passava la serata, a volte con una bella ubriacata.
Dopo tanto tempo il gestore è cambiato, anche la sede, a Pulsano se ne andato.
Il nuovo gestore (votato) era Brogno Peppino, la nuova sede al Palazzino.
Parecchie cose alla nuova sede furono cambiate, anche le tessere avevano aumentato.
Una bella radio (Marelli) fu comprata, per far si che la voce del Duce fosse ascoltata.
I più giovani la musica potevano orecchiare, gli anziani il giornale radio ascoltare.
Il gestore Peppino Brogno ci sapeva fare, al dopolavoro niente ci faceva mancare.
Il locale era bello grande, scendevi un gradino, al bancone in piedi Brogno Peppino.
Fu cosi che per tanto tempo il dopolavoro ha funzionato, ora fa parte del passato.
Era il tempo del fascismo e di Benito Mussolini, tutti contenti, anche i bambini.
Anche se il fascismo era una rigorosa dittatura, la gente si sentiva più sicura.
Si poteva per le strade camminare, senza che nessuno ti potesse molestare.
L’Italia funzionava meglio allora, oggi più tempo passa e più peggiora.
Mi posso anche sbagliare, ma le leggi Mussolini le sapeva fare.
Adesso non dirmi che io ero fascista, anche tu lo eri, caro comunista.
Essere fascista allora era come un mestiere, te lo dice Eugenio Ciardullo il Cantoniere.
Quando Mussolini parlava, il dopolavoro era sempre affollato,
tutti ascoltavano la voce possente del Duce, personaggio storico del passato.

Tessano : Ottobre 2000

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